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Il Sole sta andando incontro ad un nuovo Minimo di Maunder, ed il Pianeta verso una lunga fase di Global Cooling?

13 ottobre 2009 26 commenti

Prima di leggere questa seconda parte, tratta dagli studi dello scienziato russo Abdussamatov, vi invito a leggervi la prima parte scritta ormai mesi fa in cui veniva spiegato il perchè il sole attraversa delle fasi bisecolari di maggiore o minore attività, definito come “progetto Astrometria”:

https://daltonsminima.wordpress.com/2009/06/26/sveliamo-qui-i-retroscena-della-previsione-dei-futuri-cicli-solari-dello-scienziato-solare-russo-abdussamatov/

In questa seconda parte invece l’autore mette in risalto quelli che potrebbero essere gli effetti sul clima se andassimo davvero incontro, come lui sostiene, ad una fase di bassissima attività solare paragonabile al Minimo di Maunder. Mi si perdonino eventuali errori di ortografia od imprecisioni di traduzione, come sempre ci ho messo il massimo.

Buona lettura, SIMON

L’evento più rilevante nel corso del XX secolo è stato un livello elevato di attività solare sotto forma di un costante ed irregolare incremento della TSI.

Un analogo incremento del flusso di radiazione solare come quello avvenuto nel XX secolo non è mai stato osservato negli ultim 700 anni. Tuttavia, il suo effetto – l’ormai ben noto riscaldamento globale – non è un fatto anormale, ma un evento assolutamente regolare e naturale per la Terra. Il clima della Terra è sempre cmbiato periodicamente e il nostro pianeta ha già sperimentato diverse fasi di riscaldamento globale, simili a quella che stiamo osservando. Gli episodi di riscaldamento globale  sono sempre stati seguiti da episodi di forte raffreddamento con intervalliregolari. Infatti,  né un profondo raffreddamento, né un riscaldamento globale possono durare più di quanto consentito dalle corrispondenti variazioni bi-secolari delle dimensioni e della luminosità del sole.

Il riscaldamento globale osservato tra i secoli XI-XIII, avvenuto durante una fase di aumento a lungo termine della STI e delll’attività delle macchie solari, chiamato “Little Climatic Optimum”, che è simile al riscaldamento globale osservato oggi o addirittura anche più intenso, ha causato gravi cambiamenti climatici. Durante quell’ Età sono stati coltivati dei vigneti in Scozia, la Groenlandia si è presa il nome di Terra Verde ed è stata abitata dai Normanni dalla fine del X – agli inizi dell’XI secolo. L’Europa ha goduto di una crescita economica che ha dato origine al Rinascimento, l’Asia centrale ha attraversato il periodo migliore della sua storia.

L’ultima fase di diminuzione della temperatura globale (la fase fredda nota come Piccola Era Glaciale) è stato osservato, non solo in Europa, Nord America e  Groenlandia, ma anche in qualsiasi altra parte del mondo durante il minimo di Maunder tra il 1645 e il 1715. Tutti i canali nei Paesi Bassi erano congelati, i ghiacciai si rimpadronirono della Groenlandia e le persone sono state costrette a lasciare i loro insediamenti per diversi secoli. Il fiume Tamigi a Londra e la Senna a Parigi, erano congelati ogni anno. L’umanità ha sempre prosperato durante i periodi caldi e ha sofferto durante quelli freddi. Il clima non è mai stato stabile e non lo sarà mai.

Il Flusso solare che colpisce la Terra ha già iniziato a calare sin dagli anni ’90. Secondo le nostre stime, il solar flux raggiungerà il suo minimo nel 2042 ± 11 anni e, in contrasto con l’attuale opinione comune, questo porterà alla caduta globale della temperatura e ad un raffreddamento del clima simile a quello osservato durante il Minimo di Maunder.

Entro la metà del secolo, la carenza di energia solare ricevuta dalla Terra, seguendo l’analogia del minimo di Maunder, potrà essere di un valore tra lo 0,2% e i 3 W per un metro quadrato di superficie degli strati atmosferici esterni in relazione alla massimo livello medio del 1980. Ma inizialmente, dato il fatto che l’ampiezza di variazione della STI è di circa 0,07% nel corso di un ciclo di 11 anni, la sua influenza sul clima sarà inibita dall’inerzia termica degli oceani. Ma se  una diminuzione dell’ ampiezza della TSI durerà per due cicli successivi, il clima eventualmente cambierà di conseguenza, ma con un ritardo  di 17 ± 5 anni a causa sempre della inerzia termica degli oceani.

Durante il trascorso ciclo di 23 che è durato circa il 12,5 anni, ogni metro quadrato degli strati esterni dell’atmosfera hanno ricevuto in media 0,19 W in meno di energia solare in relazione alla quantità di energia solare ricevuta nel precedente  ciclo di 22. Ogni anno questa carenza costituisce un 6 x 10 6 J per ogni metro quadrato degli strati esterni dell’atmosfera della Terra.

Gli strati esterni dell’emisfero terrestre diretto verso il sole  (the Earth disc) con un’area di 127,5 x 10 6 chilometri quadrati hanno visto una carenza di 24 milioni di megajoule di calore nel corso degli ultimi ~ 12,5 anni. Questa è una prova inconfutabile del fatto che il Sole ha smesso di scaldare la Terra come ha fatto in passato e che il nostro pianeta sta vivendo una carenza di energia solare nel corso degli ultimi 12,5 anni, paragonabile alla potenza di 21 milioni di centrali nucleari. Quindi, il nostro pianeta oggi vive in condizioni di “Sole Freddo”.

Di conseguenza, l’umanità non deve aspettarsi una catastrofica fusione del ghiaccio. Noi anzi ci aspettiamo una crescita delle calotte di ghiaccio ai poli. È praticamente già iniziata da ora: l’area di copertura di ghiaccio nell’ Arctico, andando contro tutte le previsioni, è aumentato da settembre 2007 a settembre 2008 di 390 mila chilometri quadrati. (Ed aggiungo io in quanto l’autore non poteva ancora saperlo quando ha scritto questo articolo, l’artico ha poi continuato a recuperare anche quest’anno rispetto il 2008)

Alcuni ricercatori britannici danno la colpa alla  Nina  per il raffreddamento in corso. Questo fenomeno è dato da una riduzione della temperatura degli strati superficiali della zona centrale e orientale dell’Oceano Pacifico, ciclicamente osservato in prossimità delle coste dell’ Ecuador, Perù e Colombia. L’insieme di processi che accompagnano La Nina e le corrispondenti interazioni tra atmosfera e oceano portano a un calo anomalo della temperatura di superficie dell’oceano in media da 0,5-1 gradi Celsius. Il fenomeno diametralmente opposto si chiama El Nino ed è caratterizzato da un aumento anomalo della temperatura superficiale del mare. Entrambi i fenomeni sono ugualmente difficili da spiegare e prevedere. Ci sono alcuni fisici americani che studiano El Nino e La Nina, che suggeriscono che questi fenomeni possono essere entrambi causati da fluttuazioni a breve termine nell’ambito di un ciclo naturale detto “Super Nino”.

Noi invece riteniamo che sia La Nina che El Nino e il Super Nino sono di origine naturale e sono causati dalle fluttuazioni della radiazione dei cicli di 11 anni e di 2 secoli del sole. La variazione dell’intensità della radiazione solare che raggiunge la superficie del mare a causa della sovrapposizione o dei cicli brevi (11 anni) o dei Grandi Minimi fa sì che vi sia un corrispondente riscaldamento o raffreddamento degli suoi strati superiori marini. C’è infatti una correlazione temporale tra questi fenomeni e le variazioni cicliche dell’attività solare.

La tendenza alla diminuzione della temperatura globale della Terra che è iniziata nel 2006-2008, andrà incontro ad una pausa di decrescita temporanea  nel 2010-2012. L’aumento della TSI all’interno di un ciclo breve come il solar cycle 24 è previsto essere compensato dalla diminuzione della TSI durante l’inizio del ciclo del Gran Minima dei “2 secoli”. Infatti solo la diminuzione della TSI all’interno del ciclo 24 accompagnata da una riduzione costante della TSI quando inizierà il vero Grande Minimo nel 2013-2015 porterà ad un stabile  raffreddamento del nostro pianeta, che si prevede che raggiungerà il suo minimo nella fase di un profondo raffreddamento entro il 2055-2060 ± 11 (Abdussamatov HI Izv KrAO. 2007. 103. No. 4. p. 292-298). Il raffreddamento potrà essere simile a quello che si è osservato in tutta Europa, Nord America e  Groenlandia nel 1645-1715, durante il Minimo di Maunder, quando la temperatura è scesa di 1-1,5°C. Questo periodo di  raffreddamento globale durerà per circa 45-65 anni e il riscaldamento arriverà di nuovo dopo che si sarà entrati nell’altra fase bisecolare dei cicli solari. Il periodo di raffreddamento dovrebbe essere regolarmente sostituito di nuovo da un periodo di riscaldamento entro l’inizio del 22° secolo.  Una previsione del raffreddamento globale entro la metà del 21 ° secolo e del nuovo ciclo solare di 200 anni a cui farà seguito ancora una fase di riscaldamento globale agli inizi del 22° secolo, è mostrato nella figura sotto:

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I cambiamenti della TSI quindi esercitano un ruolo fondamentale per il clima mondiale. Se la TSI diminuise di 1.0W/m2, la temperatura della Terra scenderebbe di 0.2°C. E se la temperatura diminuisse di 0.2°C, ciò causerebbe un aumento dell’effetto albedo terrestre di 0,003 dovuto all’umento dei ghiacciai artici ed antartici.

Dai nostri calcoli il cambiamento dell’effetto albedo terrestre, esercita un forte influsso sulle variazioni di temperatura del Pianeta. Nel caso in cui l’albedo crescesse di o,o1, la media annua delle temp globali scenderebbe di 0.7°C. L’effetto albedo è dunque il regolatore termico del mondo.

Secondo i nostri calcoli ed anche secondo quelli dei nostri colleghi stranieri, l’influenza del cambiamento della TSI all’interno dei cicli solari bisecolari, da sola conta a giustificare solo per la metà i cambiamenti climatici della Terra. Tuttavia rappresenta l’unica fonte di energia in grado di influenzare poi l’intero meccanismo climatico. Ma l’altra metà è data dagli effetti secondari che un calo costante e prolungato della TSI comporta, quando appunto si entra nella fase dei Grandi Minimi bisecolari. Infatti una diminuzione della TSI comporta anche un calo dei gas ad effetto serra quali la CO2 ed il vapor acqueo a causa del raffreddamento delle superfici marine.

In conclusione, la diminuzione prolungata della TSI fa aumentare l’effetto albedo e fa diminuire i gas ad effetto serra provocando un abbassamento della temperatura globale. Esistono dei dati che dimostrano che la costante decrescita dell’albedo terrestre durante il periodo 1984-2000 a causa dell’aumento della TSI (forti cicli solari nel 20° secolo), hanno contribuito all’incremento delle temperature terrestri.

La STI è entrata in una fase di discesa già dal 1990, ma l’inerzia termica degli oceani ha provocato il riscaldamento globale osservato negli ultimi anni. Questo perchè il noro pianeta ha accumolato un quantitativo di energia notevole e anomalo nel corso degli ultimi 50 anni del 20° secolo. Dai primi anni del 1990, abbiamo iniziato ad disperdere l’energia accumulata. Improvvisamente i climatologi hanno rilevato che nel 2003 gli strati superiori dell’oceano hanno iniziato a raffreddarsi. Il calore accumulato dagli oceani è comunque tutt’ora in una fase di pausa.

Questa è una prova inconfutabile del fatto che i cambiamenti climatici sulla Terra sono direttamente influenzati dalle variazioni dei cicli solari bisecolari  e la conferma di tutto ciò è  che la Terra ha già raggiunto nel periodo 1998-2005 la fase di massimo riscaldamento globale causato principalmente da un insolitamente elevato e prolungato aumento del flusso di energia solare nel corso del XX secolo quasi tutto.

In questo grafico è quello che ci aspettiamo per i prossimi anni:

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Praticamente oggi stiamo attraversando un periodo di stasi, in cui come le temp non crescono, così non scendono. La stabilizzazione delle temp globali dal 1998 al 2005 e la sua tendenza al ribasso tra il 2006 ed il 2008, sono la prova inconfutabile del fatto che il nostro Sole non ha più scaldato come prima e che il GW di origine antropico è solo un mito legendario. I picchi di riscaldamento avutisi con gli anni 1998 e 2005, non sono altro che la conseguenza del picco di attività solare degli ultimi 50 anni.

Ma entro la metà del secolo in corso, le cose cambieranno, ed una nuova Piccola Era Glaciale del tutto simile a quella che si ebbe durante il minimo di Maunder, arriverà! La temp globale calerà anche senza le limitazioni dei gas ad effetto serra da parte dei paesi industrializzati.Ecco perchè il trattato di Kyoto è inutile.

Comunque il cambiamento climatico verso il raffreddamento sarà diseguale in base alla latitudine. A livello equatoriale gli effetti si sentiranno dopo, mentre gli effetti di raffreddamento saranno più evidenti man mano che si sale di latitudine.

In conclusione, i cambiamenti climatici non sono causati dall’uomo!

Un modo intelligente per controbbattere i cambiamenti climatici è anzi quello di mantenere una crescita economica, che ci permetta di sopravvivere sia durante i periodi di GW sia in quelli di GC.

Fonte originale: http://www.gao.spb.ru/english/astrometr/index1_eng.html

 

T. Landsheidt e l’imminente Super Minimum…

26 agosto 2009 24 commenti

A post by Fiorentino Marco Lubelli

Una ancor più difficile questione è se il futuro minimo di Gleissberg sarà di tipo regolare con una moderata diminuzione dell’ attività solare come avvenne intorno al 1895, oppure del tipo contraddistinto da debole attività solare come quello del minimo di Dalton occorso attorno al 1810, oppure un tipico grande minimo con attività solare vicina all’estinzione come all’apice dei minimi di Maunder  attorno al 1670, di Spoerer  attorno al 1490, di Wolf attorno al 1320 e di Norman attorno al 1010 (Stuiver e Quay, 1981).

La fig.11 offre un’ euristica soluzione. Essa mostra la serie storica dei dati riferiti agli estremi (della funzione riferita alla derivata del momento torcente orbitale solare rispetto al tempo n.d.r.) dT/dt nell’intervallo 1000-2250. Attira l’attenzione una consistente regolarità. Ogni volta che l’ampiezza di un estremo negativo va sotto una soglia minima, indicata da una linea orizzontale continua, questo momento coincide con un periodo di attività solare eccezionalmente bassa.

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Fig.11 Serie storica degli estremi (minimi e massimi relativi della funzione matematica del momento di rotazione orbitale solare n.d.r) relativi alle zone di cambio nel valore del momento torcente orbitale solare dT/dt per gli anni fra gli anni 1000 e 2250. Ogni volta che l’ampiezza di un minimo negativo va sotto una soglia minima, indicata da una linea continua orizzontale, è osservato un periodo di attività solare eccezionalmente bassa . Due consecutivi minimi negativi che oltrepassano la soglia indicano grandi minimi come quello di Maunder (attorno al 1670), quello di Spoerer (attorno al 1490), di Wolf (attorno al 1320), e il minimo di Norman (attorno al 1010), mentre un singolo minimo negativo sotto la soglia è correlato a eventi del tipo del minimo di Dalton (attorno al 1810 e 1170) non così severi come quelli tipici dei grandi minimi. Quindi i minimi di Gleissberg attorno al 2030 e 2200 dovrebbero essere del tipo del minimo di Maunder. Siccome il clima è strettamente legato alla’attività solare, le condizioni intorno al 2030 e al 2200 dovrebbero avvicinarsi a quelle relative all’apice della piccola era glaciale attorno al 1670. Come esposto in questo testo, le ipotesi di un global warming antropico dell’ IPCC, non costituiscono la strada intrapresa da questa previsione esclusivamente basata sulla attività eruttiva solare. Notevoli massimi positivi hanno una funzione simile nell’accompagnare periodi eccezionalmente caldi come l’ Optimum medioevale e il riscaldamento globale attuale.

Due minimi negativi consecutivi che oltrepassino la soglia indicano grandi minimi del tipo di quelli di Maunder, mentre un solo minimo sotto la soglia si accompagna a un evento del tipo dei minimi assimilabili a quello di Dalton. I grandi minimi nella Fig.11 sono indicati dai loro nomi. Il singolo minimo negativo (oltrepassante la soglia n.d.r.) attorno al 1170 e del tipo di quello Dalton. In questo periodo l’attività solare crollò, ma questa pausa non fu duratura. In accordo con Lamb, che osservò nei dati dell’ isotopo dell’ossigeno provenienti dal nord Groenlandia forniti da Dansgaard, un periodo di improvviso raffreddamento occorso alla fine del dodicesimo secolo. Quindi io chiamo questo profondo minimo di Gleissberg con il suo nome.

La fig. 11 mostra che attività solari di notevole intensità e corrispondenti periodi caldi sulla Terra, sono anch’essi correlati agli estremi (questa volta massimi relativi n.d.r.) della funzione Dt/dt. Per esempio, l’optimum climatico medioevale è segnalato da una freccia. Si noterà che la notevole ampiezza positiva (della funzione Dt/dt) attorno al 1120 è maggiore di quella attorno agli anni fra il 1952 e il 1984 indicanti il massimo di Gleissberg moderno legato ad un riscaldamento non così forte come quello del 1120 (Schinwiese, 1979). Più dettagli di questa relazione saranno presentati altrove. Senza eccezioni, i minimi negativi notevoli coincidono con periodi di attività solare eccezionalmente bassa e viceversa.

Quindi ci sono buone ragioni per aspettarsi che l’arrivo del minimo di Gleissberg attorno al 2030 sia uno di quelli profondi. Siccome ci sono tre minimi consecutivi sotto la soglia quantitativa, c’è un’alta probabilità che l’evento sia assimilabile a un minimo come quello di Maunder. Ciò sarà vero anche per il minimo del 2201, mentre il minimo attorno al 2122, sarà di tipo regolare, come si può vedere nella figura 11. E’ stato mostrato che c’è una stretta correlazione fra i minimi di Gleissberg profondi e i periodi di raffreddamento climatico. Quindi c’è un’alta probabilità che il notevole minimo di Gleissberg attorno al 2030 e al 2201 si accompagni con un periodo di raffreddamento climatico comparabile con quello all’apice della piccola era glaciale.

Per quanto riguarda il minimo attorno al 2030, ci sono delle indicazioni ulteriori che ci si debba aspettare un raffreddamento globale invece che un riscaldamento. La Oscillazione Decadale Pacifica (PDO Pacific Decadal Oscillation n.d.r.) mostrerà valori negativi fino almeno al 2016 (Landscheidt 2001), e la Nina sarà più frequente e forte del nino fino al 2018 (Landscheidt 2000). I risultati euiristici derivati dal ciclo dei 166 anni non sono ancora corroborati da una dettagliata catena di causa ed effetto. Progressi su questo piano saranno difficili poiché le teorie sull’attività solare e i cambiamenti climatici sono ancora in un rudimentale stato di sviluppo, sebbene ci siano progressi per quanto riguarda la spiegazione fisica delle speciali relazioni terra-sole (Haigh, 1996; Tinsley and Yu, 2002). A tutt’oggi le dinamiche del sistema solare, la lunghezza dei dati che coprono millenni e le previsioni dell’ attività solare e degli eventi climatici fondati su queste basi non fanno altro che parlare dell’ affidabilità della previsione dell’avvento del minimo di Gleissberg e dei suoi impatti climatici.

Tratto da: New Little Ice Age di Theodor Landscheidt

Fonte: http://www.meteoscienze.it/index.php?option=com_content&view=article&id=179:previsione-di-un-profondo-minimo-di-gleissberg-e-raffreddamento-climatico-attorno-al-2030-e-2200&catid=45:little-ice-age&Itemid=63

Ringrazio ancora una volta l’amico Marco di avermi proposto e concesso la pubblicazione di questo importantissimo articolo sulle teorie di T.Landsheidtm, teorie che più passa il tempo e più sembrano incredibilmente azzecate e confutate dalla realtà presente!

Sveliamo qui i retroscena della previsione dei futuri cicli solari dello scienziato solare russo Abdussamatov

26 giugno 2009 31 commenti

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Tempo fa qui su Nia pubblicai un intervista allo scienziato russo Abdussamatov, in molti chiesero maggiori delucidazioni in merito. Ed ecco qui allora la teoria di Abdussamatov tradotta dal sottoscritto… buona lettura.

Precise misurazioni delle variazioni temporali della forma e del diametro del Sole, non distorte dalla instabilità del clima della Terra può essere effettuata solo grazie una navicella spaziale. Questo progetto, definito Astrometria, studia  il cambiamento del diametro solare e delle conseguenti variazioni della TSI nel corso di cicli solari di 11 e 200 anni, e, di conseguenza, anche le variazioni del clima terrestre nel presente, passato e futuro. Se tale progetto è attuato nel tempo, saremo in grado quindi di fare affidabili previsioni del clima terrestre globale almeno 8 anni prima. Sarà possibile in questo modo correggere eventuali decisioni politiche-economiche prese a causa dei cambiamenti climatici.

Sulla base delle analisi passate di attività delle macchie solari, J. Eddy (JA Eddy Science. 1976. 192, 1189), ha evidenziato una significativa correlazione tra i periodi cimatici e le variazioni delle Sunspots durante tutto il millennio passato e i corrispondenti notevoli cambiamenti climatici sulla Terra. Conducendo una ricerca simile,  Eugene Borisenkov (Climate variations during the last millennium. Leningrad. 1988. p. 275) ha trovato che, durante tutti i 18 profondi minimi solari simili al minimo di Maunder avvenuti con scadenza di 200 anni negli ultimi 7 millenni, ci furono periodi di raffredamento globale. Mentre i cicli di 200 anni di attività massima  di macchie solari coincisero con delle fasi di riscaldamento globale. Questi cambiamenti del clima globale, potevano essere associati solo alle variazioni di attività solare, perchè un tempo non esistevano le influenze umane. Questa è la prova che durante i 200 anni di attività solare massima, la TSI era elevata e durante i periodi di attività minima la TSI era di molto inferiore. Infatti la TSI è strettamente correlata alle variazioni delle macchie solari.

Nel complesso, il ciclo solare è un elemento chiave per la nostra comprensione delle diverse variazioni cicliche del clima e conseguentemente della società.

Attualmente abbiamo una ininterrotta serie di osservazione  della TSI dal 1978 (linea in grassetto sulla figura), misurata direttamente mediante speciali strumenti nello spazio. L’ampiezza della variazione della TSI in ogni ciclo di 11 anni durante il massimo solare nwll’ambito di un ciclo di 200 anni, è pari a circa 1,0 W / m 2 o 0,07% ed è andata gradualmente diminuendo dall’inizio del 1990.

1La TSI origina fisicamente a causa di  complessi processi che avvengono nella profondità del Sole e sono causati dalle variazioni delle sue proprietà interne.IL Progressivo cambiamento della temperatura dello strato superficiale che raggiunge al massimo un valore di 0,001° al giorno  porta ad una variazione  della pressione all’interno della strato superficiale e , di conseguenza, rompe l’equilibrio idrostatico definito dalla somma della pressione interna e della gravitazione. Il sole può tornare in equilibrio ermodinamico solo mutando la sua dimensione proporzionalmente al valore  che garantisce l’equilibrio della pressione interna e di gravitazione, che a sua volta porta al cambiamento di temperatura della superficie solare.  I cambiamenti della TSI sono quindi  il risultato di variazioni del raggio solare durante cicli di 11 – e 200-anni.

 Di conseguenza, la quantità di energia solare fornita alla Terra è direttamente legata al valore del raggio solare, in altre parole alla superficie radiante della nostra stella. Variazioni cicliche della STI si verificano a causa delle oscillazioni del raggio solare con ampiezza fino a 250 km entro un “Piccolo”  ciclo di 11-anni e fino a 750 km entro un Grande ciclo di 200.

1Come si può vedere dai grafici sopra, le variazioni cicliche di cicli di 11 e 200 anni del raggio solare, della TSI e delle sunspots sono correlate sia in fase che in ampiezza. La regolarità di cui sopra consente, sulla base degli attuali dati della serie di attività delle Sunspot, di dedurre il corso della STI durante i secoli e millenni passati e di poter prevedere così i futuri cambiamenti climatici del clima.

Riassumendo, l’analisi dei processi fisici che si verificano nel profondo del sole dimostra che i cambiamenti di temperatura del sole sono causati da cambiamenti di pressione all’interno di esso, che portano ad uno squilibrio del sistema. Le oscilazioni della fusione termonucleare all’iterno del nucleo solare sono le maggiori cause di questa instabilità.  Il sole può ritornare ad un equilibrio termodinamico solo modificando opportunamente la sua dimensione fino al valore che garantisce il ripristino dell’equilibrio tra la gravitazione e la pressione interna. Gli aumenti di temperatura del Sole quasi periodici nel lungo termine  e di conseguenza anche della pressione del nucleo, causano aumenti delle sue dimensioni e in modo proporzionale alle variazioni del raggio, cambia anche la TSI. Variazioni minime a temperatura e raggio portano allo sviluppo di cicli deboli (una piccola ampiezza di attività solare e variazioni STI), mentre notevoli variazioni di temperatura e di raggio, provocano cicli forti.

La variazione della TSI  nel corso di unciclo di 200 anni, definisce l’ulteriore corso della STI e dell’attività di macchie solari non solo per il prossimo ciclo, ma anche per diversi cicli successivi ( anche se con minore precisione). Così, il più probabile valore di SSN per il  massimo del ciclo 24 ciclo sarà di 65 ± 15. Mentre i successivi cicli 25 e 26 che cadono sulla fase di discesa del ciclo di 2 secoli, avranno i corrispondenti livelli massimi di SSN pari a 45 e 20 ± 30 ± 20, rispettivamente. Infine, il profondo minimo del ciclo di 200 anni del Sole è molto probabile che inizi col ciclo 27, circa nel 2042 ± 11 anni. Tale minimo potrebbe durare per circa 45-65 anni (Abdussamatov HI KPhCB. 2005. 21, 471; KPhCB. 2007. 23, 141). Così, nei prossimi cicli 24-26 si avrà la tendenza di un ulteriore diminuzione di ampiezza della TSI.

Fonte articolo e grafici: http://www.gao.spb.ru/english/astrometr/index1_eng.html

SIMON

 

Già dal 2004 c’era qualcosa di strano nel sole, ma forse è meglio continuare a pensare che sia ancora tutto normale…

29 aprile 2009 22 commenti

Per caso mi sono imbattuto in questo articolo datato ottobre 2004 nel quale viene intervistato il Dr.Hathaway ignaro di quello che sarebbe accaduto da lì a pochi anni dopo… e pensare che come vi è anche scritto all’inizio dell’intervista, lo stesso Hathaway già ammetteva che questo minimo solare aveva già dato dei segnali premonitori di “stranezza” fin dal 2004!

Buona lettura, Simon…

Qualcosa di strano è accaduto nel sole la scorsa settimana: tutte le macchie solari sono improvvisamente sparite! Questo è un segno, dicono gli scienziati, che il minimo solare è arrivato prima del previsto.

Il fisico solare David Hathaway ha controllato il sole ogni giorno a partire dal 1998, e ogni giorno per un periodo di sei anni ci sono state macchie solari. Di solito le macchie possono durare da alcune settimane ad alcuni giorni. Non appena una scompare, subito ne emerge un’ altra a prendere il suo posto. Anche durante il minimo di attività solare si possono trovare di solito uno o due macchie sul sole. Ma quando Hathaway guardò il sole l’8 di gennaio scorso, non vi era alcuna macchia! Il sole era assolutamente blank. Ciò è accaduto di nuovo la settimana scorsa, per ben due volte, l’ 11 e il 12 ott.

“Questo è un segno”, spiega Hathaway, “che il minimo solare è iniziato, ed è arrivato prima di quello che noi ci aspettavamo.” Il minimo e il massimo solare sono due estremi del ciclo di 11 anni del sole. Durante il massimo, il sole è molto attivo, con macchie, solar flares, e getta miliardi di tonnellate di nubi di gas verso la Terra. Interruzioni di corrente, alterazioni ai satelliti, malfunzionamento dei ricevitori GPS – queste sono solo alcune delle cose che possono accadere durante il massimo solare. Il Minimo solare è diverso, vi possono essere anche giorni o settimane senza macchie solari. 

Hathaway è anche un esperto previsore dei cicli solari. Egli considera come traccia ill numero di Sunspot (il più noto indicatore di attività solare) e prevede con anni di anticipo quando ci saranno le prossime fasi di minimo e massimo. Non è facile:

“Contrariamente alla credenza popolare”, spiega Hathaway, il “ciclo solare non è proprio lungo 11 anni”. La sua lunghezza, misurata a partire dal minimo al minimo, varia: “I cicli più brevi durano 9 anni, e i più lunghi sono di circa 14.”Che cosa rende un ciclo lungo o corto? I ricercatori non sono sicuri. “Non si sa nemmeno se l’attuale ciclo è lungo o breve – almeno fino a quando non sia finito”, egli spiega.

Ma i ricercatori stanno compiendo grossi progressi. Hathaway e il collega Bob Wilson, entrambi al lavoro alla NASA Marshall Space Flight Center, credono di aver trovato un modo semplice per prevedere la data della prossima minimo solare. (e per fortuna aggiungo io!) “Abbiamo esaminato i dati degli ultimi 8 cicli solari e abbiamo scoperto che il Minimo solare segue il primo giorno spotless dopo 34 mesi il Massimo solare. 

Il più recente Massimo solare è stato alla fine del 2000. Il primo giorno spotless dopo questo è stato il 28 gennaio 2004. Quindi, utilizzando la semplice formula di Hathaway e Wilson, il minimo solare dovrebbe arrivare alla fine del 2006.

E fin qui bene direi, ma poi…

Anche il prossimo Massimo solare dovrebbe arrivare prima. Spiega Hathaway: L’attività solare crece rapidamente dopo il minimo solare. Negli ultimi cicli, il Massimo solare ha seguito il Minimo dopo soli 4 anni. Se la matematica non è un opinione: 2006 + 4 anni = 2010.”

Ovviamente sappiamo tutti com’è andata a finire…

Ma così finisce il nostro eroe:

Per ora, dice Hathaway, siamo nel punto della serie “la calma prima della tempesta”.

Ma il Massimo solare ritornerà molto presto…

…talmente presto che infatti siamo già a maggio 2009, e del Massimo ipotizzato da Hathaway 5 anni fa manco l’ombra…

Lo conoscete il detto errare umanum est, perseverare diabolicum?

Eccovi servito un esempio lampante…

Fonte originale: http://www.spaceref.com/news/viewpr.html?pid=15318

Simon

Metodo di previsione della futura attività solare del Dr. Mausumi Dikpati del National Center for Atmospheric Research (NCAR)

25 marzo 2009 6 commenti

Qualche giorno fa vi ho proposto un articolo nel quale ho riportato ed analizzato dati e metodo di previsione della futura attività solare, usati dal Dr. David Hathaway, aggiungendo agli stessi i dati rilevati di alcuni parametri solari ottenuti grazie alle misurazioni fatte dal satellite Ulisse. Nel seguente articolo vi riporto il metodo di previsione della futura attività solare usato dal team di scienziati del NCAR guidato dal DR. Mausumi Dikpati, anche questa volta ci spostiamo di qualche anno indietro e precisamente al 6 Marzo del 2006, data di pubblicazione dei risultati di ricerca e della relativa previsione dell’attività solare del ciclo solare 24°. Anche il team di scienziati del NCAR,guidati dal Dr. Mausumi Dikpati,basa il proprio metodo di previsione sulla correlazione fra la circolazione interna del sole, il nastro trasportatore, ed il movimento di deriva in superficie delle macchie solari. Al NCAR hanno provveduto allo sviluppo di un innovativo modello informatico di previsione della futura attività solare,lo hanno testato,simulando delle previsioni, inizializzandolo con i dati degli ultimi 8/12 cicli solari, ottenendo risultati molto vicini ai dati osservati, il che li ha portati a dichiarare di avere a disposizione uno strumento di previsione molto valido. Dato l’esito positivo dei test di prova il modello è stato usato per la previsione dell’attività solare del ciclo 24 fornendo i seguenti risultati:

Attività solare del 24° ciclo superiore del 30/50% rispetto al precedente;

Inizio del 24° ciclo solare non più tardi del periodo compreso fra la fine del 2007 e l’inizio del 2008.

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Al seguente link http://www.docstoc.com/docs/document-preview.aspx?doc_id=5058586 troverete una lunga e dettagliata descrizione del lavoro di ricerca, dei dati usati e dei risultati ai quali sono giunti i ricercatori del NCAR.

A dadi fermi possiamo asserire che il sole ha provveduto a smentire e smontare la previsione fatta dagli scienziati del NCAR per il ciclo solare 24°, eppure loro la ritenevano affidabile, avevano fatto vari test di prova all’innovativo modello di previsione, ma con quali e quanti dati?

Qui iniziano le dolenti note ed è qui che mi perdo nel ragionamento, in quanto non riesco ad immaginare come scienziati di tale calibro si siano potuti fidare di test di prova che, anche se numericamente possono essere stati rilevanti, sono stati fatti con una serie di dati riferiti solo a 8/12 cicli solari precedenti. In pratica si sono usati dati che partono dal ciclo solare 14° o al massimo 12°, anni rispettivamente di riferimento  inizi del 1900, 1876/1880.

Parliamo di una serie di dati che ricopre un arco temporale di circa 130 anni, che se paragonati all’ età del sole sono meno che un inezia, ovviamente è impossibile conoscere la totalità dei dati di miliardi di anni e anche se fosse possibile non si finirebbe mai di fare test di prova.

E’ altresì vero che dati certi,andando ancora più indietro nel tempo non sono facilmente reperibili, almeno quelli che riguardano le osservazioni dirette delle macchie solari,esistono però serie storiche di dati ricostruite grazie ai “proxy data”. Non sarebbe stato più opportuno testare il modello di previsione anche con questi ultimi ?

Altra considerazione da farsi è che il modello è stato inizializzato, con particolare riferimento agli ultimi settanta anni, con serie di dati che “appartengono” a cicli solari che hanno mostrato un’intensa attività, che la comunità scientifica ha dichiarato essere la più intensa degli ultimi mille anni,arco temporale che poi è stato ampliato ad 8000 anni come potete leggere da ciò che ho estrapolato dal seguente link:

http://www.nature.com/nature/journal/v431/n7012/abs/nature02995.html

“According to our reconstruction, the level of solar activity during the past 70 years is exceptional, and the previous period of equally high activity occurred more than 8,000 years ago.”

Appare  evidente che per classificare in tal modo l’intensità dell’ attività solare, si è fatto uso delle serie dati indirette,ottenute grazie allo studio dei “proxy data”, dati poi non utilizzati per testare il modello di previsione.

Tenendo ben presente quanto fin’ora analizzato, vi chiedo a quale risultato si può arrivare testando un modello con una breve serie di dati, per di più ricavati da cicli solari molto intensi(in percentuale più del 50% dei dati fanno riferimento a cicli solari molto intensi) ?

Sempre dal precedente link riportatovi si legge: Here we report a reconstruction of the sunspot number covering the past 11,400 years”

Abbiamo una serie di dati inerenti l’attività solare, che anche se ricostruiti e non direttamente osservati, ricoprono un arco temporale di 11.400 anni. Forse sarebbe stato improponibile usarli tutti per eseguire i test di prova al modello, ma almeno una parte di tali dati doveva essere usata comunque, ci sarebbe voluto più tempo per i test ma forse il risultato finale sarebbe stato migliore.

Mi potreste contestare che trattandosi di dati ricostruiti e non di diretta osservazione non sarebbero da ritenersi del tutto affidabili.

Ma tale possibile contestazione trova la risposta nelle dichiarazione fatte proprio dal Dr. David Hathaway e dal Dr. Mausumi Dikpati, dato che ci hanno ampiamente spiegato la diretta correlazione fra il movimento del nastro trasportatore e quello di deriva delle macchie solari.

 

 

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This graphic shows how magnetic fields are recycled to produce sunspots within the solar convection zone (the top 30% of the solar interior, shown in white, surrounding the radiative core, in orange). Because the sun rotates faster at the equator than the poles, the north-south (poloidal) magnetic field (a) gets twisted into an east-west (toroidal) field (b). Pockets of enhanced toroidal field rise to the surface, twisting in the process, and emerge to create sunspots (c, upper right). Magnetic flux emerges and spreads outward as the spots decay. Panels (d) and (e) show the conveyor belt of plasma flow (yellow) carrying the surface magnetic flux toward the poles—reversing the polar field—and eventually downward and back toward the equator. New sunspots eventually form in the poloidal field (f), which is now reversed from that in (a). (Figure by Mausumi Dikpati, NCAR.)

Quindi anche se ci troviamo al cospetto di serie di dati ricostruite, dalle stesse si può risalire comunque al numero delle regioni attive presenti sul disco solare ed alle relative macchie solari che le contraddistinguono; in base a queste ed al loro presunto movimento di deriva (come sappiamo una macchia solare o gruppi di macchie, hanno un piccolo ciclo vitale che va dalla loro comparsa alla loro fase di decadimento, l’arco temporale di tale ciclo può variare da qualche giorno ad alcune settimane) possiamo risalire con un procedimento inverso a quello che poteva essere il valore della velocità del nastro trasportatore.

Come potete constatare si potrebbero avere tutti quei dati necessari ad inizializzare il modello di previsione del NCAR per ottenere risultati più attendibili , ma a questo punto mi e vi chiedo se sono io che ho osato troppo nel proporre tale analisi dei fatti o sono loro che hanno osato poco?

Fonte: http://www.ucar.edu/news/releases/2006/sunspot.shtml

 Scritto da Antonio Marino

Su alcuni metodi di previsione dell’attività solare (parte seconda)

4 marzo 2009 4 commenti

 I metodi geomagnetici, esposti nella parte prima presentano alcune difficoltà, come abbiamo sottolineato. In questa seconda, analizzeremo altri tre metodi di previsione sull’attività solare, facendo emergere anche qui i limiti in cui questi incorrono.

 Metodo di Schatten

Il metodo, fondato sull’intensità del campo magnetico dipolare, fu utilizzato per la prima volta da Schatten e da altri suoi collaboratori (1978). Egli osservò che le intensità del campo magnetico solare, misurate ai poli geografici del sole, eseguite vicino ad un minimo solare, potevano essere utilizzate per prevedere l’ampiezza del seguente massimo. Hathaway riporta una previsione determinata nel 2005 da Svalgaard e Cliver, due eminenti fisici solari, utilizzando questo metodo. Costoro prevedono un ciclo debole, il più debole degli ultimi cento anni, pari a un numero massimo di macchie di 75±30 (osserviamo che l’errore su tale previsione è stato corretto da Hathaway, in quanto i due avevano fornito il valore di 75±8). Questo metodo presenta alcune debolezze che lo stesso Hathaway ci fa notare: «Un problema di questa tecnica è che abbiamo i dati del campo polare solo degli ultimi tre cicli. Un secondo problema è la mancanza di indicazioni su quando le misure polari devono essere fatte». Il metodo di Schatten non è ancora pienamente testato e presenta lo stesso problema dei metodi geomagnetici: i campi magnetici polari devono essere misurati vicino al minimo del ciclo solare, ma come individuarlo è un problema, specialmente di fronte a questo minimo prolungato.

Metodi fondati su modelli dinamo solari

 Gli astrofisici per fare previsioni sull’attività del sole utilizzano anche metodi che si fondano sui cosiddetti modelli dinamo, con tale termine si intende il processo fisico che genera il campo magnetico solare, che come ben sappiamo è la causa determinante della formazione delle macchie solari. L’importanza di tali modelli non è solo nella capacità predittiva di un nuovo ciclo, ma anche nella comprensione stessa del funzionamento della nostra stella come di altre nell’Universo. Ci soffermeremo su due modelli in particolare, ma eviteremo di entrare in dettaglio in quanto troppo complessi.

 a) Metodo di Diptaki e altri

Questo metodo, utilizzato da Diptaki, De Toma e altri nel 2006, è fondato su un modello dinamo dominato da un flusso meridionale ed usa i dati sulle dimensioni e sulla posizione delle macchie per predire l’attività di un ciclo successivo. Essi sono riusciti con questo metodo a riprodurre l’intensità dei cicli solari dal 12 al 23 con una notevole precisione e prevedono per il 24 un ciclo forte, pari a 165±15 come massimo numero di macchie. Come ci indica Hathaway, anche tale metodo non è esente da alcuni problemi: 1) Diptaki e altri hanno utilizzato dei dati sulle dimensioni del ciclo 20, aumentate di un valore pari al 20%, e sono riusciti a prevederlo con una buona precisione, tuttavia i cicli successivi sono stati previsti accuratamente nonostante l’errore nell’input dei dati; 2) Il modello suppone che il flusso meridionale di plasma (gas ionizzato) sia costante nel tempo, il che non è sempre vero; 3) Sappiamo che all’inizio di un ciclo solare le macchie compaiono ad una latitudine di 35º per poi spostarsi linearmente a 5º alla fine degli undici anni del ciclo. Una migliore rappresentazione dello spostamento delle macchie sarebbe una traiettoria parabolica da 25º a 8º.

b) Metodo di Choudhuri e altri

Questo metodo proposto da Choudhuri, Chatterjie e Jiang nel 2007 è basato su un modello dinamo dominato dalla diffusione e ha portato a prevedere un ciclo 24 molto debole con numero massimo di macchie pari a 75±30. Vediamo alcuni problemi che presenta: 1) Il modello dinamo proposto da Choudhuri e altri fornisce cicli di 14 anni. Essi hanno dovuto, pertanto, modificare i parametri per cicli di 11 anni, ma non hanno indicato in che modo questi cambiamenti potessero influenzare altri aspetti del loro modello; 2) Nel loro modello usano i dati sull’intensità dei campi magnetici polari, quindi hanno solo tre cicli per un confronto. È interessante far notare come i promotori di questi due metodi abbiano avuto un’accesa discussione per difendere i loro modelli dinamo e le previsioni fornite sul nuovo ciclo solare.

Riepiloghiamo tutte le previsioni sul ciclo 24 fornite da questi metodi:

Metodi geomagnetici: 105±30 (valore che è la media di quello ottenuto dal metodo di Feynman e Thompson ricavato da Hathaway);

Metodo di Schatten:75±30 (previsione fornita da Svalgaard);

Metodo di Diptaki: 165±15;

Metodo di Choudhuri: 75±30.

Domanda: Il nuovo ciclo sarà forte, debole o intermedio? Come potrete notare non c’è una risposta univoca da parte degli astrofisici, ma il tutto dipende da quanta importanza dà ogni ricercatore a un determinato metodo. In questi due articoli ci siamo soffermati solo su alcuni dei metodi di previsione dell’attività solare, ma ve ne sono tantissimi altri che potrebbero essere analizzati. Questo nuovo ciclo potrebbe farci capire quali di questi potrebbero essere affidabili e quali meno e per quanto riguarda quelli fondati su modelli dinamo, aiutarci a eliminare quelli errati, per poter comprendere meglio il funzionamento della nostra amata stella.

 Fonti: http://www.iiap.res.in/ever/PDF/arnab_evershed.pdf

http://192.211.16.13/z/zita/articles/Dik06GRLMar.pdf

http://www.leif.org/research/Cycle%2024%20Prediction%20Lund.pdf

http://solarscience.msfc.nasa.gov/presentations/20090207Astrofest_SunspotCycle.ppt.

Scritto da Angelo

I prossimi 2-3 cicli saranno molto bassi, attendibilità 90%!

11 febbraio 2009 3 commenti

Così stamane è intervenuto il Dr. Vukcevic sull’MTG forum!

Number of eminent solar experts believe that the strength of polar magnetic fields at the time of SC minimum, is a precursor of intensity of the next cycle. According to the data from two solar observatory (Mount Wilson and Wilcox) over the last 40 years strength of the polar fields has been steadily declining, at current minimum at its lowest value recorded. This indicates that next cycle is going to be low, further more; decline is going to continue for at least next 2-3 cycles (projected probability more than 90%).
This is in line with the predictions by Livingston and Penn.

Secondo quindi la teoria che ad un campo magnetico solare basso corrisponde un ciclo debole, il Dr.Vukcevic applicando la sua formula matematica, prevede che non solo il ciclo 24 ma anche il 25 e forse anche il 26 saranno dei cicli molto deboli, portandoci direttamente a condizioni similari o forse anche più sorprendenti di quelle avutesi durante il Minimo di Dalton, dato che poi l’ultima riga della citazione scomoda 2 mostri sacri come Livingston e Penn che dal 2015 prevedono la scomparsa totale delle macchie solari dal sole!

polarfield

data [L. Svalgaard -personal communication, 2009]