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Macchie solari invisibili…silenzio nella comunità scientifica! Che avessero ragione Livingston e Penn?

16 marzo 2009 12 commenti

Le macchie solari appaiono scure poiché la loro temperatura e più bassa se comparata alle zone della superficie solare che le circondano. Il sole produce nuove macchie solari costantemente, la loro identificazione ed il relativo movimento di deriva sono essenziali per la previsione del “tempo spaziale”. Ultimamente un team di scienziati Inglesi ha fatto una sorprendente scoperta, circa la metà delle nuove macchie solari che si formano nella “emisfero” occidentale del sole restano invisibili, anche ai nostri migliori strumenti di osservazione.

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Regioni attive del disco solare dove le nuove macchie solari sono state viste “emergere”, sulla destra l’ ”emisfero” occidentale del sole dove molte delle nuove macchie solari non sono state segnalate in quanto invisibili.

Il senso di rotazione del sole è EST/OVEST,quando la formazione di nuove macchie solari avviene nell’ “emisfero” orientale del sole, il suo movimento di rotazione le trasporta inesorabilmente verso la zona visibile del disco solare, dove possono chiaramente essere identificate con i nostri strumenti di osservazione.

Del tutto differente è ciò che accade quando nuove macchie solari si formano nell’ “emisfero” occidentale del sole, ancor prima che venga completato il movimento di deriva intorno al sole iniziano a scomparire, molte di loro non vengono osservate da nessuno restando del tutto invisibili.

Dato che il loro movimento avviene in prossimità del margine della area occidentale del sole, esse appariranno molto piccole quando osservate dalla Terra, poiché saranno “viste” con un angolo di osservazione frontalmente opposto.

Questa potrebbe essere la semplice spiegazione a tale fenomeno, ma questo scenario presenta ancora molti misteri da svelare, poiché la palese  “scarsità” delle nuove macchie solari dell’ “emisfero” occidentale del sole è molto evidente quando sono ancora interne al disco solare, quindi molto prima della loro identificazione sulla superficie del disco solare anche se ciò avviene con un angolo di osservazione estremamente obliquo e che sembrava potesse essere una possibile valida spiegazione a questo fenomeno.

La Dr.essa Silvia Dalla, del “Centre of Astrophysics at the University of Central Lancashire, dichiara:

Le nostre analisi dei dati mostrano che tale fenomeno è molto evidente,circa il 44% delle nuove macchie solari formatesi nell’ “emisfero” occidentale del sole non sono state affatto identificate, questo lascia molto perplessi. E’  stato ancora più sorprendente scoprire che le stesse osservazioni furono fatte e riportate circa 100 anni fa dall’ astronomo Britannico Annie Maunder (1) , ma sono state del tutto dimenticate.”

Le cause che rendono invisibili le nuove macchie solari, che si formano nell’ “emisfero” occidentale solare non sono ancora chiare. Molto probabilmente tale fenomeno potrebbe essere correlazionato con il  “viaggio” che i fotoni di luce, emessi sia dalle macchie solari, sia dalle zone ad esse circostanti, devono fare attraverso l’atmosfera solare prima di poter poi essere osservati dai telescopi terrestri.

Dato che il movimento delle macchie solari avviene sul margine più occidentale del sole, il percorso che i fotoni devono fare attraverso l’atmosfera solare è estremamente lungo rispetto a quando ciò si verifica in prossimità del centro del disco solare.

I risultati del team di ricerca, che sono stati di recente pubblicati dall’ Astronomy and Astrophysics Letters journal, sono stati ottenuti usando il software “Virtual Observatory” sviluppato dall’ AstroGrid.

I tre scienziati componenti il team di ricerca, il Dr Dalla, il Dr Lyndsay Fletcher della  University of Glasgow e il Dr Nicholas Walton della University of Cambridge, hanno analizzato una serie storica di circa 7000 macchie solari avvenuta in un periodo di osservazione e registrazione delle stesse superiore ai 25 anni.

FONTE: http://www.sunearthplan.net/2/701/Invisible-spots-on-the-Sun

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

(1) Edward Walter Maunder (12 aprile 185121 marzo 1928) è stato un astronomo britannico.

Ricordato soprattutto per i suoi studi sulle macchie solari e sul ciclo magnetico del Sole che portò alla scoperta del periodo, compreso tra il 1645 e il 1715 noto come minimo di Maunder.

 Nel 1904 pubblicò i suoi risultati sotto forma di un diagramma a “farfalla”. Dopo il 1891, fu assistito nel suo lavoro dalla sua seconda moglie, Annie Scott Dill Maunder (1), un matematico educato al Girton College di Cambridge. Era una delle “donne computer” che lavoravano all’Osservatorio tra il 1890 e il 1895.

Una sola ed unica considerazione, Annie Mounder giunse, dopo anni di studi e di osservazioni delle macchie solari, fatti non con i potenti mezzi che gli scienziati hanno oggi a disposizione, con circa 100 anni di anticipo a risultati simili se non uguali a quelli attuali, solo che il suo lavoro per circa un secolo non è stato considerato da nessuno perché dimenticato.

Come commentare una simile mancanza della comunità scientifica internazionale ?

Lascio a voi l’ardua sentenza divincolandomi con il classico modo di dire:

“Meglio tardi che mai”

Di Antonio Marino (meteoviterbo)

Ottimo lavoro! Come ho anche scritto nel titolo, è inevitabile pensare alla famosa teoria di L. e P. che prevedono la scomparsa delle macchie solari dal sole entro il 2015, proprio perchè in realtà non sarebbero più visibili a causa di una alterazione nella diffrenza di temperatura tra esterno ed interno delle macchie stesse… forse è ciò che accadde proprio durante i superminimi passati… Vedremo!

Simon

 

 

Livingston e Penn: le macchie solari spariranno entro il 2015!

7 dicembre 2008 2 commenti

geomagnetico solare-Ap-Index

FONTE GRAFICO: www.wattsupwiththat.com

Il grafico sopra mostra l’andamento dell’ A-Planetary index negli ultimi 20 anni. Appare subito evidente il calo di detto indice dall’ottobre 2005, nonchè la sua prolungata debakle. Ciò indica che il campo magnetico solare è in costante decrescita. Questi sono dati, su cui poi costruire delle previsioni future che possono essere più o meno azzeccate, ma di certo fatto riflettere. Qui sotto allego lo studio di Livingston e Penn che prevedono la scomparsa delle macchie solari entro il 2015. ( tradotto da Google Translate)

http://74.125.43.102/translate_c?hl=it&sl=en&tl=it&u=http://wattsupwiththat.com/2008/06/02/livingston-and-penn-paper-sunspots-may-vanish-by-2015/&usg=ALkJrhhq7vOSBJTDavemMKRDVHmM9KDjiQ

Cosa c’ è di sbagliato nel Sole? Influenze sul clima (2ª parte)

23 giugno 2010 34 commenti

Mike Lockwood presso l’Università di Reading, Regno Unito, potrebbe già aver individuato una risposta – “l’inverno insolitamente freddo europeo del 2009/10”. Ha studiato un registro di dati che risalgono al 1650 , e ha rilevato che freddi inverni europei sono molto più probabili durante i periodi di bassa attività solare (New Scientist, 17 aprile, p 6) . Questo si inserisce in un quadro emergente di attività solare dando luogo a un piccolo cambiamento del clima globale complessivo, ma con grandi effetti a livello regionale.

Un altro esempio è il minimo di Maunder, il periodo 1645-1715 durante il quale le macchie solari praticamente scomparvero e l’attività solare crollò. Se una simile di inattività solare sta per iniziare con questo ciclo 24 e proseguire fino al 2100, potrebbe mitigare qualsiasi aumento di temperatura da riscaldamento globale di 0,3 ° C in media , secondo i calcoli da Georg Feulner e Stefan Rahmstorf del Potsdam Institute for Climate Impact Research in Germania. Tuttavia, qualcosa amplificò l’impatto dei minimo di Maunder nel nord Europa, inaugurando un periodo noto come Piccola Età Glaciale, quando gli inverni furono mediamente più freddi e la temperatura media in Europa cadde tra l1 e 2 ° C.

Un impulso corrispondente sembra essere associato con picchi in uscita solare. Nel 2008, Judith Lean del Naval Research Laboratory di Washington DC ha pubblicato uno studio che mostra che l’alta attività solare causa uno sproporzionato riscaldamento sul nord Europa ( Geophysical Research Letters, vol 35, p L18701 ).

Allora perché l’attività solare hanno questi effetti? I modellisti possono già essere sulla strada per dare una risposta. Dal 2003, gli strumenti spaziali misurano l’intensità della irradiazione del sole a varie lunghezze d’onda e alla ricerca di correlazioni con l’attività solare. I risultati indicano che la emissione nel sole della luce ultravioletta è molto variabile molto, molto di più di quanto ci aspettavamo, dice Lockwood.

La luce ultravioletta è fortemente legata all’attività solare: i brillamenti solari sono nell’ultravioletto, e aiutano a portare l’energia esplosiva dei flare lontano nello spazio. Questo potrebbe essere particolarmente significativo per il clima della Terra dato che la luce ultravioletta viene assorbita dallo strato di ozono nella stratosfera.

Più luce ultravioletta raggiunge la stratosfera e più di ozono si forma. E più di ozono nella stratosfera fa assorbire più luce ultravioletta. Così in tempi di accresciuta attività solare, la stratosfera si riscalda e questo influenza i venti in quello strato. “L’ingresso di calore nella stratosfera è molto più variabile di quanto pensassimo”, dice Lockwood.

Concludendo, il riscaldamento della stratosfera potrebbe essere l’effetto accentuato sentito in Europa delle variazioni di attività solare. Già nel 1996, Haigh ha mostrato che la temperatura della stratosfera influenza il passaggio della corrente a getto, il vento d’alta quota che passa da ovest a est per tutta Europa.

Lockwood nel suo più recente studio mostra che quando l’attività solare è bassa, la corrente a getto si rompe in giganteschi meandri che bloccano i caldi venti occidentali che non raggiungono l’Europa, permettendo ai venti artici dalla Siberia di dominare il meteo dell’Europa.

La lezione per la ricerca sul clima è evidente. “Ci sono così tante stazioni meteo in Europa che, se non stiamo attenti, questi effetti solari potrebbero influenzare la nostra media globale”, afferma Lockwood.In altre parole, la nostra comprensione dei cambiamenti climatici globali potrebbero essere falsati se non si tiene conto degli effetti del Sole sul clima europeo.

Proprio quando un mistero comincia a schiarirsi, un altro mistero arriva. Dal suo lancio di 15 anni fa, la sonda SOHO ha guardato due minimi solari, un ciclo solare, e parti di altri due cicli – quello che si è concluso nel 1996 e quello che c’ è adesso. Per tutto quel tempo il suo strumento VIRGO ha misuratol’irradianza solare totale (TSI), cioé l’energia emessa dal sole. Le sue misurazioni possono essere unite insieme con i risultati di precedenti missioni per fornire cosí un registro di 30 anni di produzione di energia del sole. Ciò dimostra che, durante l’ultimo minimo solare, la produzione di sole è stata dello 0,015 per cento inferiore a quella durante il minimo precedente. Potrebbe non sembrare molto, ma è un enorme risultato significativo.

Eravamo soliti pensare che la produzione di sole era incrollabile. Questa tesi ha cominciato a cambiare dopo il lancio nel 1980 della NASA del satellite Solar Maximum Mission. Le sue osservazioni mostrano che la quantità di energia che il sole emette varia di circa il 0,1% su un periodo di giorni o settimane nel corso di un ciclo solare.

Restringimento della stella

Nonostante questa variazione, la STI ha avuta lo stesso livello durante i 3 minimi precedenti mentre così non é successo nel corso di questo minimo allungato. Nonostante il calo osservato sia piccolo, il fatto che è successo è senza precedenti. “Questa è la prima volta che abbiamo misurato una tendenza a lungo termine nella irraianza solare totale”, spiega Claus Fröhlich del World Radiation Centre di Davos, in Svizzera, principale investigatore dello strumento VIRGO.

Se l’output dell’energia solare sta cambiando, allora la sua temperatura deve essere troppo fluttuante. Mentre i brillamenti solari riscaldano il gas in superficie, i cambiamenti nel nucleo del sole avrebbero un influsso più importante della temperatura, anche se i calcoli dimostrano che possono passare centinaia di migliaia di anni per vedere gli effetti nella superficie del Sole. Qualunque sia il meccanismo, la minore energia fa “gonfiare” il sole.
Già nel 17 ° secolo l´astronomo francese Jean Picard ha misurato il diametro del sole. Le sue osservazioni sono state effettuate durante il minimo di Maunder, ed ha ottenuto un risultato che mostra come il diametro del Sole fosse stato piú grande del diametro attuale. È stato semplicemente un errore da parte di Picard, o potrebbero realmente che il Sole si sia ridotto da allora? “Ci sono state un sacco di discussioni animate, e il problema non è ancora risolto”, afferma Gérard Thuillier di Pierre e Marie Curie di Parigi, in Francia.
Osservazioni con telescopi terrestri non sono sufficientemente precisi per risolvere la questione, per l’effetto distorsivo dell´atmosfera terrestre. Così l’agenzia spaziale francese ha progettato una missione, giustamente intitolata Picard , per prendere lemisure precise del diametro del sole e cercare le sue modifiche.
Il lancio del satellite ancora non é avvenuto a causa del disaccordo politico tra Russia e Kazakhstan. Fino a quando la controversia non è risolta, il veicolo spaziale deve attendere. Ogni giorno di ritardo significa perdere dati importanti.

Molti astronomi pensano che il ciclo solare procederà, ma a livelli significativamente minori rispetto alla attività vista nel 19° secolo. Tuttavia, vi è anche la prova che il sole sta inesorabilmente perdendo la sua capacità di produrre macchie solari. Entro il 2015, potrebbero sparire del tutto, al che ci si tuffa in un nuovo minimo di Maunder e forse in una nuova Little Ice Age.

È fondamentale comprendere la mutevolezza del sole e il modo in cui influenza i vari modelli regionali di clima sulla Terra. Gli scienziati del clima saranno quindi in grado di correggere i loro modelli, non solo per interpretare le misurazioni moderne, ma anche quando si cerca di ricostruire il clima che risale a secoli. È solo in questo modo che si può raggiungere un consenso inattaccabile e vero su quanto il Sole influenza a Terra e il suo clima.

La previsione delle macchie solari

Anche se le macchie solari stannopian piano tornando dopo il minimo solare prolungato, i segni sono che non tutto va bene. Per decenni, William Livingston di National Solar Observatory di Tucson, in Arizona, ha misurato la forza dei campi magnetici della superficie del sole. L’anno scorso, lui e la collega di Matt Penn hanno sottolineato che la forza media dei campi magnetici delle macchie solari è diminuita drammaticamente dal 1995.

Se la tendenza continua, in soli cinque anni il campo magnetico non sará piú in grado di formare macchie solari.

Come è probabile che questo accada? Mike Lockwood presso l’Università di Reading, Regno Unito, ha guardato i dati storici cercando simili periodi di inattività solare in determinati isotopi nelle carote di ghiaccio e negli anelli degli alberi. Ha trovato 24 casi simile all´attuale nelle ultime migliaia di anni. In due di queste occasioni, le macchie solari erano del tutto scomparsa da decenni. Lockwood mette la possibilità che ciò accada di nuovo a soli 8%.

Nello studio si vede come per la maggior parte dei casi il sole ha continuato a produrre macchie anche se a livelli significativamente più depressi. Sembra che il filone d’oro delle macchie solari del secolo scorso è finito.

SAND-RIO

Il Sole, la nostra amata stella, e il profondo minimo in cui è caduto : Riflessioni……

22 Maggio 2010 75 commenti

L’argomento attanaglia la comunità scientifica e non solo, ed anche i semplici appassionati di tutto il mondo si stanno domandando se il minimo in corso sfocerà in super minimo o no e se questo influenzerà in qualche modo il nostro futuro climatico.

Partiamo con ordine: il Sole è la stella del nostro sistema solare e nella sua categoria stellare è classificata come una nana gialla, ha un’età che si stima essere di 4.5 miliardi si anni e si pensa che ne vivrà altrettanti prima di iniziare il suo processo di deterioramento che la porterà a essere una gigante rossa e poi una nana bianca ma questo non prima di miliardi di anni.

La nostra stella ha un’attività ciclica che di norma dura tra i 9 e i tredici anni chiamato ciclo si Schwabe, in onore dell’astronomo tedesco che lo scoprì nella prima metà dell’800 e da allora i cicli solari si sono sempre susseguiti regolari nel corso degli anni e molto probabilmente anche prima, ma nessuno lo sa con esattezza in quanto è solo dal 1600 che si studiano le macchie solari con l’avvento del telescopio inventato da Galileo Galilei.

http://i579.photobucket.com/albums/ss235/Flavio_scolari/c14nujs1.jpg

Il grafico che vi propongo riflette approssimativamente l’attività solare degli ultimi diecimila anni e si vede molto bene come l’attività solare normalmente sia molto più bassa di quella che abbiamo avuto nell’ultimo secolo, tant’è che possiamo tranquillamente affermare che il maximum moderno è stato il periodo con la maggior attività solare almeno degli ultimi 8000 anni.

Bene questo periodo, di massimo solare moderno, di fatto potrebbe essere concluso proprio con questo ciclo 24 e ora vi spiego il perché: in questi ultimi anni, molti astronomi e fisici solari, hanno condotto studi sull’attività del Sole e seppur con teorie diverse, sono arrivati tutti alla stessa conclusione e cioè che l’attività solare dovrebbe andare scemando fino a forse, sparire del tutto nei prossimi anni e ora ve le riassumo molto brevemente.

Ho solamente collegato le varie teorie e quel che ne è venuto fuori mi fa pensare che questo ciclo 24 sarà il ciclo di svolta verso un minimo solare molto intenso e duraturo.

La prima teoria che mi è molto piaciuta e che ha fatto scattare in me la passione per l’argomento è stata quella di David Archibald con la sua teoria dell’Ap index che potete trovare qui:

https://daltonsminima.wordpress.com/2009/02/14/david-archibald-tramite-lap-index-prevede-un-ciclo-24-molto-debolemassimo-di-30-ssn/

Molti non la considerano più ma secondo me Archibald fino ad ora è stato colui che più vicino è andato a quello che ad oggi è il ciclo 24 e forse anche quelli della Nasa continuano a correggere i loro forecast proprio grazie alle sue previsioni.

http://www.wpsmeteo.com/index.php

Se andate sulla voce Sole, troverete molte cose interessanti soprattutto un articolo dove pare proprio che la Nasa abbia fatto proprie le previsioni di Archibald e secondo me è vero che l’ente per eccellenza americano brancola nel buio, e si capisce anche perché non si sbilancino più di tanto sul futuro della nostra stella e lo stesso Archibald sembra stia studiando ora, il possibile affermarsi di nuovo super grande minimo in stile Maunder e ne seguiremo l’evolversi.

La seconda teoria affascinante è quella di Timo Niroma che purtroppo non è più con noi per poter aiutarci a capirne qualcosa di più di questo minimo a cui andiamo incontro e qui potete leggere le sue parole e i suoi studi:

https://daltonsminima.wordpress.com/2008/10/09/la-teoria-di-timo-niroma/

https://daltonsminima.wordpress.com/2009/04/09/timo-niroma-interviene-sul-forum-di-solar-cycle-24-stiamo-andando-dritti-verso-un-nuovo-minimo-di-maunder-dalton/

https://daltonsminima.wordpress.com/2009/01/23/ancora-timo-niroma-probabile-minimo-di-dalton/

Manca ancora un po’ di tempo per capire se aveva ragione anche lui però una cosa è sicura più si avvicina questo allineamento tra pianeti e il perielio di Giove e più l’attività solare è andata scemando dopo un breve sussulto tra gennaio febbraio e Marzo gli spotless day’s sono nuovamente in aumento tant’è che nell’ultimo mese e mezzo nonostante conteggi un po’ sospetti rispetto a quanto forse avrebbero visto solo cent’anni fa abbiamo collezionato più di venti giorni spotless coincidenze? Mah.. ? Fatto sta che i giorni spotless sono tornati e in grande stile con serie spotless che hanno superato anche i 10 giorni consecutivi.

Infine ci sono le teorie di Livingstone e Penn che sostengono che la forza magnetica delle macchie solari sia in costante calo dal ’90 e se questo calo continuerà anche nei prossimi anni entro il 2015 le macchie solari potrebbero sparire del tutto.

Io ho fatto uno più uno, ho collegato le cose e sono giunto alla conclusione che questo ciclo solare possa considerarsi abortito perché i nostri scienziati lo hanno previsto con documentazioni più che valide e la cosa non sarebbe così eccezionale perché è già successo tra i cicli 4 e 5 all’inizio del minimo Dalton.

Con questo vi saluto e vi aspetto per il prossimo articolo che tratterà più nel dettaglio le possibili conseguenze di questo minimo solare sul clima

Andrew

È l’inizio di una nuova Piccola Era Glaciale (PEG)?

19 Maggio 2010 122 commenti

Come molti lettori di NIA sanno, i primi astrofisici che portarono una prova tangibile della possibilità di un prossimo raffreddamento climatico planetario furono proprio Livingston e Penn intorno al 2005 con il loro famoso lavoro “Sunspots may vanish by 2015”.
In esso si notava che le macchie solari osservate in uno studio esteso dal 1990 al 2005 stavano diventando sempre più “calde”, tendendo totalmente a sparire seguendo una funzione lineare a pendenza discendente.
Un fenomeno di scomparsa delle macchie solari ben noto durante il Minimo di Maunder, che provocò tra le più gravi carestie in Europa, per la mancata maturazione delle coltivazioni.

Lo studio molto coraggioso nel pieno del Riscaldamento Globale sollevò enormi polemiche nel mondo scientifico, ma negli anni successivi trovò sempre più conferme ed ora rappresenta un punto di riferimento della fisica solare.
Ma negli anni successivi al 2005, furono molti gli scienziati che, da discipline diverse dalla fisica solare, puntarono il dito sulla possibilità di una nuova Piccola Era Glaciale incombente.

Tra questi va ricordato Víctor Manuel Velasco Herrera che è un ricercatore accademico molto conosciuto dell’Istituto di Geofisica dell’Università Autonoma Nazionale del Messico (UNAM).

Egli già alla fine del 2007 dopo aver effettuato profondi studi sul Perito Moreno, uno tra i più stabili ghiacciai del mondo e dalle cospicue dimensione (200 chilometri quadrati), posto sulle Ande tra Argentina e Cile, suggerì, in base ai dati di avanzamento e crescita del ghiacciaio, la fine del periodo di Riscaldamento Globale.

Disse, inoltre, che il mondo stava vivendo una fase di transizione in cui l’attività solare stava diminuendo notevolmente, tale da avviare entro pochi anni una nuova Piccola Era Glaciale della durata di 60-80 anni, come durante il Minimo di Maunder (1635-1715), ma che poteva subentrare anche in 30-40 anni in base ai dati statistici desunti dal ghiacciaio.
Successivamente Herrera corresse il tiro, in base al manifesto minimo solare ed ai nuovi dati elaborati nel suo studio, fissò nel 2010 l’inizio della nuova era glaciale.

Velasco Herrera ha da sempre studiato i periodi glaciali ed interglaciali che la Terra ha sperimentato in relazione alla variabilità solare, formulando la sua teoria, che quantifica in circa cinque anni il verificarsi del danno climatico conseguente alla diminuzione dell’attività solare. Infatti, a causa della ridotta attività solare, la temperatura media globale scenderà, secondo i suoi studi, da 0.2 gradi fino ad 1,0 gradi centigradi in 5 anni e questo causerà una notevole mutazione delle condizioni climatiche in tutto il mondo. In particolare ha sottolineato il conseguente violento impatto sull’agricoltura del nostro pianeta, sottoposta a seconda della localizzazione geografica, sia a fenomeni di siccità che a fenomeni di eccessiva piovosità, mettendo in crisi l’attuale equilibrio produttivo globale.

Per il Messico, il suo paese, l’eventualità sarebbe stata di varie inondazioni, come è sempre successo storicamente in quelle regioni durante le varie piccole ere glaciali che hanno congelato l’Europa.
Per questo Herrera ha anche allertato il suo governo talché le infrastrutture nazionali possano essere preparate nelle prossime decadi, per riuscire ad adattarsi alle nuove condizioni climatiche.

Molto interessante la sua teoria, per nulla campata in aria, del verificarsi di gravi pandemie nella popolazione mondiale durante i minimi solari.
In realtà direi che non è azzardata l’ipotesi di una correlazione tra pandemie, ossia epidemie di malattie contagiose che interessino contemporaneamente più aree geografiche, e minimo solare.

Il minimo solare causa un abbassamento generale delle temperature, ma anche aumento delle precipitazioni e del clima umido, favorendo la maggior esposizione delle persone a perfrigerazioni e malattie respiratorie. Ricordo che, dopo i tumori e le malattie circolatorie, la terza causa di morte nei paesi occidentali sono le malattie respiratorie.
Il clima gioca un ruolo fondamentale nello svilupparsi di alcune virosi respiratorie perché riescono a sopravvivere nell’uomo solo con un clima freddo e non resistono al clima caldo e secco.

Ma egli ha citato anche varie associazioni di situazioni pandemiche diverse associate a minimi solari storici, delle quali non possiamo farne resoconto completo qui, ma un esempio valga per tutti: “Il minimo di Wolf” (1280-1350).
Parliamo, pertanto, della pandemia di peste nera che, è storicamente provato, seguì all’abbassamento della temperatura che provocò gravi carestie in Europa per la perdita dei raccolti. Questo non solo affamò la popolazione riducendo le difese immunitarie, ma le pulci, vettori del bacillo della peste, cominciarono ad attaccare l’uomo e non solo i roditori, che affamati e ridotti di numero dalle campagne povere migrarono verso le città, diffondendo la malattia. La peste nera durante il Minimo di Wolf provocò la morte di quasi un terzo della popolazione in Europa, ossia milioni di individui.

Di recente si sono cominciate a sentire anche delle voci dall’Europa su questo tema che appaiono altrettanto inquietanti.
Tra questa la voce del celebre fisico accademico croato Vladimir Paar.
Il prof. Paar rappresenta un’istituzione nell’Accademia Croata delle Scienze e delle Arti di Zagabria. Ha un attivo di circa 600 pubblicazioni scientifiche e dispone di una vasta equipe di scienziati alle sue spalle, che lui dirige.

Paar avvisa anche lui che la prossima Era Glaciale potrebbe iniziare entro cinque anni, ma ne traccia un quadro ancora più drammatico. Egli descrive un’Europa nella morsa dei ghiacci in cui “il blocco sarà così completo che la gente sarà in grado di andare a piedi dall’Inghilterra all’Irlanda o nel Mare del Nord dalla Scozia al Nord Europa”.
Vladimir Paar ha impiegato decenni analizzando le ere glaciali precedenti in Europa e che cosa le ha determinate ed esprime l’opinione che “La maggior parte dell’Europa finirà sotto il ghiaccio, tra cui Germania, Polonia, Francia, Austria, Slovacchia e una parte della Slovenia”.

La domanda che i viene subito in mente è: cosa accadrà alla gente dei paesi dell’Europa Centrale che si ritroverà sotto questo ghiaccio?
Il professore croato ha una risposta pronta “Possono migrare a sud o restare, ma con un enorme incremento dei consumi energetici”, ha avvertito.
“Questo potrebbe succedere in 5, 10, 50 o 100 anni, o anche più tardi. Non possiamo prevederlo con esattezza, ma arriverà” ed ha aggiunto “Quello che voglio dire è che il riscaldamento globale è un fenomeno naturale. Circa 130.000 anni fa, la temperatura della terra è stata la stessa di ora, il livello di CO2 era quasi la stessa e il livello del mare era quattro metri più alto”.

A questo punto ritengo che il dibattito sull’origine umana o no del Riscaldamento Globale sia ormai una questione di lana caprina e sia spazzato via dalla nuova Piccola Era Glaciale incombente.
Nei prossimi articoli le dichiarazioni di altri scienziati che prevedono una Piccola Era Glaciale (PEG).

Fonti pricipali:

http://www.oem.com.mx/laprensa/notas/n1010422.htm

http://impreso.milenio.com/node/8091916

http://www.hazu.hr/~paar/

http://www.croatiantimes.com/news/General_News/2010-02-10/8836/Croat_scientist_warns_ice_age_could_start_in_five_years

Pablito

Le mie teorie sul minimo solare: effetti sul clima e correlazioni con vulcanesimo e attività geofisica terrestre (Aspetti Generali)

17 Maggio 2010 99 commenti

Come tutti ben sappiamo la nostra stella è entrata in un profondo minimo solare che ormai da anni continua costante nonostante timidi segnali di ripresa che peraltro non sono mai stati veramente consistenti, abbiamo le teorie di Livingston-Penn con la teoria di scomparsa delle macchie solari nel 2015, dell’ormai scomparso Timo Niroma con la teoria dei pianeti gioviani e quelle di David Archibald fisico solare noto per i suoi studi sull’Ap index bene io mi son messo li ci ho lavorato un po’ su e sono arrivato alla conclusione che questo ciclo solare molto probabilmente non lo vedremo mai decollare perché i flussi interni del sole sono molto molto veloci quindi di fatto impediscono il formarsi di macchie serie e durature e oggi ho scovato un’interessante articolo dove Archibald sta studiando il fatto che potrebbe non esserci inversione magnetica e questo potrebbe portare il Sole in una fase di quiete come nel minimo di Maunder ma per approfondire questo discorso lascio la palla a quelli più esperti di me la mia attenzione si è posizionata soprattutto sul quanto questo minimo solare possa influire sul clima e più in generale anche sugli effetti che potrebbe avere sull’attività sismica e vulcanica della Terra.

Bene per quanto riguarda gli effetti sul clima possiamo notare dal grafico qui di seguito che dal 1998 è iniziato un periodo di stabilizzazione delle temperature oceaniche

http://www.ncdc.noaa.gov/oa/climate/research/sst/ersstv3.php

http://www1.ncdc.noaa.gov/pub/data/oisst/ann.ocean.60s.60n.gif

E questo è dovuto principalmente al calo sempre più pronunciato dell’attività solare in quanto sappiamo che le emissioni di co2 sono in costante aumento e poi risaltano dal grafico molto bene i 2 picchi quello negativo dovuto alla nina del 2007-2008 e il picco positivo appena avutosi con il nino che però non è riuscito a sfondare il picco del 98 e del 2005 e questo la dice lunga su quanto questo minimo solare incida sul clima anche perché sappiamo che le grandi hp tropicali vivono dell’irradianza solare e un calo seppur impercettibile, si parla di qualche decimo di watt per metro quadro, influisce in maniera marginale all’equatore ma molto di più ai poli in quanto li la radiazione totale è di molto inferiore quindi questo comporta una diminuzione di temperature più consistente ai poli e un po’ meno a livello equatoriale relegando così le grandi celle alto pressorie a quelle latitudini e lasciando libere le medie latitudini a continui passaggi perturbati e freddi durante l’inverno e freschi e instabili durante l’estate.

Quindi cosa aspettarsi per i prossimi anni ?

La risposta è semplice se questo trend di minimo solare dovesse continuare avremo influenze tropicali sempre meno frequenti e sempre più l’atlantico influenzerà le nostre stagioni portando a consistenti nevicate su mezza Europa ( come successo già quest’anno e quello precedente ) e inizierebbe così un trend al ribasso delle temperature in tutte le stagioni ma non avremmo una vera e propria era glaciale, come molti temono, bensì un alternarsi di anni con inverni più freddi alternati ad anni con inverni più tiepidi ma di sicuro non caldi come quello del 2004-2005.

Sempre a questo proposito lo stesso Archibald sostiene azzeccandoci che questo minimo solare avrebbe portato a un calo delle precipitazioni in Canada e ad una diminuzione del 20% della produzione del grano come puntualmente si è verificato.

Arriviamo così ad un discorso più spinoso e cioè quello tra le possibili correlazioni tra attività sismica, vulcanesimo e attività solare in quanto gli studi sono ancora agli inizi però si è notato un certo aumento delle attività sismiche in tutto il mondo e dopo il susseguirsi di eventi sismici di una certa consistenza nella cintura di fuoco nel pacifico ma in un po’ tutto il globo si sono avute anche eruzioni vulcaniche di una certa consistenza come nel Cile, nella kamchatka, in Guatemala,in Nicaragua si è iniziato a monitorare la situazione più attentamente.

In conclusione amici vi dico che i prossimi mesi e anni saranno molto interessanti sotto ogni punto di vista: il minimo solare che continuerà, gli indici oceanici che cambieranno segno volgendo tutti al segno – uniti a fasi di nina sempre più frequenti ed intense più un’attività vulcanica in aumento potremmo avere grandi sorprese climatiche volte ad un ribasso delle temperature  e addio global warming ma non è tutto gli effetti di un’eruzione del vulcano Katla in Islanda sarebbe un’ottima miccia per il global cooling.

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2010/04/islanda-vulcano-nube-nord-Mississippi.shtml?uuid=ca7f1300-4928-11df-bd6e-7ceda8f3e82a

ANDREW

Il Minimo Solare è terminato……oppure no? (PRIMA PARTE)

27 marzo 2010 51 commenti

Premessa

L’articolo cerca di riepilogare gli elementi oggettivi (per quanto possibile) evidenziati nel corso dei mesi di ripresa dell’attività dopo lo scorso agosto 2009, terminato, come noto, interamente “spotless”.

Non affronta volutamente questioni più controverse, concernenti il comportamento della dinamo solare, i buchi coronali e gli allineamenti planetari. Queste potranno e, anzi, credo saranno oggetto del dibattito successivo all’articolo, soprattutto da parte dei forumisti più preparati su questi argomenti.

Introduzione

Circa 7 mesi fa, il Sole reduce da un intero mese senza macchie (agosto), con tutti gli indici di attività al minimo, dunque in piena quiescenza. Allora tutti ci chiedevamo quando il Sole avrebbe ripreso la sua attività e come, ovvero se in modo rapido e brusco, oppure lento e graduale.

Ebbene, da allora abbiamo assistito ad alcune importanti novità: sono ricomparse un certo numero di macchie, prima di modesta dimensione, poi sempre più grandi e durature; inoltre, alcuni parametri dell’attività solare sono cresciuti in modo notevole, parallelamente con lo sviluppo di macchie sempre più grandi e frequenti.

Dunque il Sole è in ripresa? Si tratta di una ripresa impetuosa o lenta ? E, considerando il suo comportamento ciclico, per quando possiamo attenderci il prossimo massimo di attività ? E si tratterà di massimo forte, come quelli immediatamente precedenti, o debole, ad esempio come quelli ottocenteschi? E quanto ? E, ancora una volta, quali saranno, o sono già, le implicazioni climatiche di questo comportamento ?

 Per provare a rispondere a tutte queste domande, occorre esaminare gli elementi che suggeriscono una ripresa dell’attività solare e quelli che invece lasciano spazio a qualche perplessità. Infine, diamo un’occhiata ad eventuali implicazioni climatiche, anche se per ora solo ipotizzabili, e proviamo a trarre qualche conclusione.

La ripresa: le sue caratteristiche

  1. La numerosità, la durata ed la dimensione delle macchie apparse da Settembre ad oggi, non sembrano lasciare spazio a dubbi: il minimo sta terminando ed il Sole ha iniziato il percorso che lo porterà al prossimo massimo (Fig. 1). Le macchie, nel corso di questi ultimi mesi, si sono susseguite con pochi intervalli “spotless”, con numerosità, e dimensioni crescenti (si vedano in proposito le rubriche sull’attività solare degli ultimi mesi del 2009 e dei primi mesi del 2010), durature e dotate di una notevole attività (i cosiddetti “flare” o brillamenti), tali insomma da non dare adito a possibili interpretazioni circa l’evidente fase di uscita dal profondo minimo nel quale il Sole si è trovato per tre anni e mezzo.

Fig. 1 il grafico prospettico che descrive la possibile evoluzione del ciclo 24. La linea spezzata a sinistra rappresenta la misura dell’andamento medio mensile delle macchie solari, la linea blu è la media rispetto ai punti della spezzata. La linea rossa sulla destra rappresenta l’ipotesi di evoluzione futura del ciclo.

2.   Inoltre, alle macchie si sono accompagnati un buon numero di brillamenti (o “flare”), alcuni di intensità rilevante (classe M e persino X, cioè tra le più elevate nella scala di misurazione), anche rispetto a quelli osservati nel corso del massimo precedente (Fig. 2 sotto).

  1. Fig. 2 il gruppo di macchie classificato come NOAA 1045 ha prodotto un brillamento (flare) notevole, di classe alta (M, in una scala che comprende A, B, C, M ed X ed in cui la distanza tra ciascuna lettera è pari ad un ordine di grandezza; l’intensità è espressa in watt/m2)

3.   Anche il solar flux (radiazione alla lunghezza d‘onda di 10,7 cm) è cresciuto progressivamente, al crescere delle macchie, da minimi pari a 66-67 fino a punte di oltre 90. La sua media è invece cresciuta dal valore di 69 di Agosto 2009 fino ad oltre 78,5 di Gennaio 2010 e 83,5 di Febbraio. (Fig. 3)

Fig. 3il grafico descrive l’andamento del solar flux nel corso del 2009 e dei primi due mesi del 2010. Risulta evidente la ripresa da settembre 2009.

Gli elementi dubbi

Il primo elemento, diciamo così, “dubbio” riguarda proprio le nuove macchie, ovvero il loro campo magnetico. In un articolo apparso su NIA l’anno scorso (Coelum 131) si era descritta la teoria degli studiosi Livingston e Penn, basata sulle osservazioni del campo magnetico delle macchie effettuate dai primi anni 90 fino a Febbraio 2009: le macchie presentavano un campo magnetico in progressiva riduzione, grosso modo lineare (Fig. 4). Tale riduzione, secondo i due studiosi, se proseguisse ancora per alcuni anni, presumibilmente comporterebbe la pressoché totale scomparsa delle macchie verso il 2015 circa. Ebbene, le macchie apparse da Settembre all’inizio di Gennaio oggi paiono confermare la teoria di Livingston e Penn (si veda in proposito il sito del ricercatore indipendente Leif Svalgaard: http://www.leif.org/research/Livingston%20and%20Penn.png).  Rimane il dubbio circa le conseguenze di una eventuale futura scomparsa delle macchie, anche se il sospetto di un conseguente ingresso del Sole in un prolungato periodo di quiescenza appare senz’altro legittimo.

Fig. 4 il progressivo decremento dell’intensità del campo magnetico delle macchie, osservato da Livingston e Penn dal 1990 fino a Febbraio 2009 non si è arrestato nemmeno con la ripresa dell’attività solare, in corso da Settembre 2009. La linea decrescente (le misure sono state effettuate fino a Gennaio 2010) rappresenta una media delle osservazioni compiute dai primi anni 90 fino ad oggi.

Un altro elemento che suscita qualche perplessità è costituito dalla comparsa a novembre, nel giro di qualche giorno, di due regioni attive a polarità magnetica invertita rispetto a quella tipica delle regioni appartenenti al ciclo 24. Una di queste è stata classificata come NOAA 1030 ed è apparsa nell’emisfero settentrionale. L’altra invece, comparsa brevemente e debolmente nell’emisfero meridionale, non ha ricevuto alcuna classificazione. Entrambe hanno prodotto piccole macchie. (Fig. 5). Una terza regione attiva a polarità invertita, la NOAA 1047, con una piccola macchia al suo interno, è comparsa nell’emisfero meridionale l’8 febbraio pochi gradi a sud dell’equatore solare.

David Hathaway, noto studioso NASA dell’attività solare, nel luglio 2006 commentò la comparsa di una macchia corrispondente ad una regione a polarità invertita come il probabile annuncio dell’imminente inizio di un nuovo ciclo solare (allora però il 23 stava terminando e si attendeva l’inizio del ciclo successivo, il 24 appunto).

Ora qual è il significato di queste tre regioni attive a polarità invertita? Si tratta di semplici “residui” del vecchio ciclo 23, ormai ufficialmente terminato, comparsi nuovamente dopo mesi di assenza ? Qualche studioso ha di recente stimato come “fisiologico” il 3% circa di macchie a polarità invertita, in fase ascendente verso un massimo. Un numero limitato di regioni attive a polarità inverta era in effetti comparso in nei primi anni del ciclo 23. Però quelle viste negli ultimi mesi non sono un po’ troppe, per costituire una quantità “fisiologica” ?

 

 

 

 

Fig. 5nella prima immagine, il magnetogramma SOHO, in basso vicino al bordo sinistro dell’immagine è visibile la regione attiva a polarità invertita comparsa l’8 febbraio. Nella seconda immagine, il cosiddetto “continuum”, nella medesima posizione è visibile la piccola macchia corrispondente.

(fine prima parte)

FABIO 2